Archivi autore: bruno

Madre

Quando mia madre nasce a Chieti nel 1911, sua madre è già stufa di fare figli, anche se li fa sempre allattare dalla balia. 

A Marisa che arriva per terza, comunica ai suoi 10 anni che è  figlia di “uno sbaglio”.

Colpa di suo marito: nonno Felice, che deduco, essersi attardato senza saltar via, visto che é l’unico contraccettivo disponibile al tempo.  Continua a leggere

Padre

Quando l’impero austro-ungarico è ancora al culmine, a Vienna, capitale dell’impero, tra valzer, e cibi deliziosi provenienti da tutta l’Europa, nella famiglia dei ristoratori Bondy, ebrei arrivati da Praga, di ottima cultura e di frequentazioni intellettuali e artistiche, nasce Johannes, detto Hans, terzo e ultimo della cucciolata. Hans, il piccolino, è il coccolato e viziato della casa, tanto che diventa il più inconcludente e perditempo. Continua a leggere

Terremoto del 1968

Il mio ’68, un anno speciale sia pubblico che privato. Dedicato a chi lo ha attraversato ed anche a chi avrebbe voluto esserci.

Terremoto

Il 15 gennaio del 1968, tornata a Trento pochi giorni dopo le vacanze di Natale, salgo le scale del collegio universitario femminile ansimando, con sforzo, fiatone e pena, chiedendomi per caso soffro qualche problema cardiaco. Continua a leggere

Un Mantra per Cenerentola/o

Essere in tinta, intonata, che se ci hai le scarpe nere non puoi avere una borsa marrone, e il rosso non va bene col verde, e le righe sono carine solo sulle tinte unite, e così via… è una vera fissazione di famiglia, ma anche una tradizione molto molto italiana. Vestirsi bene in Italia era un’arte nazionale alla quale si dedicava moltissimo tempo nell’educazione di una bambina. Il solo giro per negozi con mamma prendeva tanti pomeriggi. Va aggiunto che alla mancanza cronica di disponibilità finanziarie doveva seguire, oltre ai sospiri del tipo: “quello-non-possiamo-permettercelo-perché-troppo-caro”, un’attenta considerazione cui seguiva, infine una soluzione economica e creativa. Se si usano i fiori messi sul tailleur, allora mi ricordo che nella scatola in soffitta ce n’erano e ne avanzano ancora di bellissimi e neri, ereditati dalla zia Carola, potrebbero stare benissimo sulla giacca dell’anno scorso, se quest’anno si usa tanto il viola, perché non tingere in viola e dintorni tutte quella camicie bianche che non portiamo più?.
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